UMBERTIDE – L’emergenza Covid blocca nuovamente la sanità umbertidese. A fronte del continuo incremento di contagi che si sta registrando in questi giorni, l’Azienda sanitaria avrebbe deciso di chiudere la sala operatoria, a partire da domani, mercoledì 29 dicembre, e di sospendere l’attività del reparto di Chirurgia dell’ospedale di Umbertide, probabilmente per almeno tutto il mese di gennaio.
Questo per carenza di personale in quanto oltre la metà degli operatori sanitari sarà trasferita temporaneamente presso il reparto Covid dell’ospedale di Città di Castello, che è stato potenziato con l’introduzione di ulteriori 14 posti letto (8 per degenze ordinarie e 6 semi intensive) in quanto i 16 disponibili erano già esauriti. La decisione dell’Asl coinvolge non solo l’ospedale di Umbertide ma anche i reparti di chirurgia dei nosocomi di Assisi e Castiglione di Lago, con il trasferimento complessivo di 13 infermieri e 8 operatori socio-sanitari.
E, nonostante la chiusura sia dettata dall’emergenza sanitaria, non mancano i malumori perché a farne le spese saranno i cittadini umbertidesi che per almeno un mese verranno privati di un servizio importante come quello offerto finora dal reparto di Chirurgia dell’ospedale cittadino.
PD in rivolta Sull’argomento è intervenuto il Partito Democratico di Umbertide che in una nota considera “inaccettabile che vengano smantellati personale e reparti del nostro ospedale. L’emergenza sanitaria è un tema da affrontare con razionalità non privando i cittadini dal diritto alla cura e alla salute. – continua la nota a firma del segretario Filippo Corbucci – Ad Umbertide, prima la USL chiude la RSA, poi la riapre con posti letto ridotti e personale ridotto, poi la medicina perde 4 posti letto e altre unità di personale, e ora tocca alla chirurgia. Non è accettabile un simile atteggiamento da USL e Regione. Se non sono in grado di gestire la pandemia possono anche cambiare mestiere. Di certo – conclude la nota – non possono accanirsi con i servizi degli ospedali di Comunità, perché le Comunità, come la nostra, non accetteranno inermi simili soprusi”.