Il missionario don Leonardo Giannelli colpito da infarto: “In quegli attimi tutto il senso della mia vita”

UMBERTIDE – Era una domenica mattina come tante per don Leonardo Giannelli, il parroco umbertidese classe 1961 impegnato da anni in una missione umanitaria in Bolivia.

Le chiacchiere con una persona importante di Santiago de Huata e all’improvviso un dolore lancinante, una fitta al cuore, segno inequivocabile di un infarto. Il dolore che passa e poi torna, più forte di prima. E quindi un viaggio di tre ore steso su un materasso a bordo di un fuoristrada, e poi l‘intervento chirurgico d’urgenza in un ospedale di La Paz che gli ha salvato la vita, seguito da tre giorni di terapia intensiva.

Una storia a lieto fine per don Leo che in quegli attimi concitati (i fatti risalgono al 13 febbraio) ha avuto modo di apprezzare appieno il senso profondo della fede, come lui stesso ha raccontato in una bellissima lettera indirizzata agli amici umbertidesi e scritta qualche giorno dopo l’attacco cardiaco nel monastero benedettino di La Paz dove sta trascorrendo qualche giorno di convalescenza.

“Domenica scorsa, tra le chiacchiere arriva, in punta di piedi ma con tutto il peso del personaggio importante, questo dolore, sordo, profondo, angustiante. Vi assicuro che ho immediatamente avuto la certezza che cominciava un dialogo molto più importante e speciale di tutti quelli vissuti fino a lí, protagonisti: io, il mio Cuore e… il mio Dio”, racconta don Leo nella missiva.

Il dolore sembra passare, il parroco sale nella sua stanza ma è lì che arriva una seconda fitta, tanto forte da togliere il fiato. Così don Leo chiede aiuto, viene soccorso e caricato sul fuoristrada che lo porterà a La Paz per l’intervento che gli salverà la vita. Ed è durante il lungo viaggio che don Leonardo Giannelli scopre di vivere il momento più importante della sua vita. “Mi sono reso conto che stavo vivendo qualcosa di troppo importante e prezioso per viverlo male. – dice nella lettera- Che tutto il senso della mia vita si stava concentrando in quel momento e in quel punto; che fosse durata solo tre minuti o altri trent’anni non cambiava nulla… era proprio quel piccolo e umile momento che doveva cambiare”.

E così si è tranquillizzato, ha chiesto l’assoluzione e ha chiuso gli occhi, “e ho avuto la consapevolezza – racconta ancora- di essere parte (per dono e assolutamente non per merito) del momento d’Amore più autentico della storia, la Croce di Gesú... Ricevere e dare Amore senza limiti”. Una grande prova di fede che è arrivata fulminea in un momento estremamente difficile, e che è stata capace di infondere coraggio e amore per la Vita.