UMBERTIDE – Quella del 12 marzo è stata per molte persone la prima domenica da terremotati trascorsa, come raccontano parroci e collaboratori parrocchiali, «tra preoccupazione e speranza». Quest’ultima alimentata anche dalla presenza dell’arcivescovo Ivan Maffeis nei centri abitati segnati dal sisma.
“Il nostro vescovo Ivan è venuto in mezzo a noi, a meno di 24 ore dalle scosse, facendoci sentire la vicinanza della Chiesa. Siamo Certi di rivederlo presto tra noi”, hanno commentato alcuni parrocchiali di Pierantonio e Sant’Orfeto, dopo la celebrazione della santa messa nella chiesa della vicina località di La Bruna (l’unico edificio di culto della zona dichiarato agibile).
“La sofferenza e il dolore degli abitanti sono grandissimi. – ha dichiarato il diacono Aristide Bortolato – C’è chi ha perso sia la casa che il lavoro. Siamo chiamati ad affrontare un primo aspetto che possa portare un senso di vera speranza. Dal punto di vista psicologico tante persone non stanno riuscendo ad affrontare questa situazione e ho incontrato e parlato al telefono con numerosi pierantoniesi che chiedevano consigli. C’è stata anche una bellissima testimonianza: una famiglia ha dovuto lasciare la sua casa perché è stata completamente devastata dalle scosse. Le uniche cose che si sono salvate sono stati un crocifisso esposto sugli scaffali di una libreria e una immagine della Sacra Famiglia. È stato visto come un segnale di speranza”.
Il parroco della zona epicentro del sisma, don Anton Maricel, parla di “una domenica vissuta con ansia e speriamo che tutto torni presto alla normalità. Tante persone di Pierantonio e di Rancolfo domenica mattina hanno voluto partecipare alla messa che ho celebrato a La Bruna. Ancora c’è molta paura. Ho incontrato molta gente e dai loro volti si è colto il dolore causato dal terrore del terremoto e dai danni che le loro case hanno avuto. Ho visto tante persone piangere, perché hanno perso la propria casa. Dobbiamo farci coraggio con la preghiera e avere la forza per affrontare insieme la difficile situazione”.
Anche don Renzo Piccioni Pignani, parroco di Montecorona e rettore dell’abbazia-basilica minore di San Salvatore, ha trascorso insieme ai suoi parrocchiani la prima domenica post-sisma, celebrando, con un centinaio di fedeli, un battesimo già programmato, nella cripta del complesso abbaziale. Solo la chiesa ha subito lievi lesioni ed è stata temporaneamente chiusa al culto in via precauzionale.
“Alle messe di domenica scorsa la partecipazione di fedeli è stata minore delle precedenti e questo è comprensibile per la situazione che stiamo vivendo, ma la nostra gente non ha perso la fede con le scosse. – ha detto Don Renzo – Certamente sono persone molto provate, preoccupate del loro futuro nuovamente incerto. In meno di quaranta anni è il quarto terremoto che viviamo. Ricordo quello del 1984, era una domenica ed io stavo celebrando messa all’Eremo di Montecorona. Ci spaventammo e proseguimmo la celebrazione all’aperto. Fu un gesto istintivo, ma anche un gesto di voler continuare la vita di sempre e di non cedere alla paura, affidandosi alla fede e alla speranza che devono prevalere, anche nei momenti più bui, in ogni figlio di Dio e in ogni uomo”.
Intanto anche la Caritas si è attivata a sostegno dei terremotati. Nella prima giornata di emergenza non ha fornito solo aiuti materiali, ma ha anche svolto un’opera di ascolto tramite l’equipe di assistenti sociali della stessa Caritas diocesana, coordinata da Silvia Bagnarelli, per le famiglie che hanno dovuto lasciare la propria casa.