Ipotesi Cpr a Umbertide? Carizia: “Sono solo voci”

UMBERTIDE – Ci sarebbe anche Umbertide tra le ipotesi al vaglio della Prefettura per realizzare la sede del Cpr dell’Umbria, ovvero il Centro di permanenza e rimpatrio dei migranti, strutture in cui vengono trattenuti i cittadini stranieri in attesa dell’espulsione. Da quanto riportato in questi giorni sulla stampa, la Prefettura di Perugia avrebbe individuato due alternative, Umbertide e Spoleto. E, sempre secondo indiscrezioni, nel caso di Umbertide si tratterebbe di un’area a nord del territorio comunale, al confine con il Comune di Città di Castello.

Una tematica, quella che riguarda i migranti e le espulsioni, che fa discutere e che è emersa prepotentemente anche nel corso della seduta consiliare di giovedì 28 settembre. Incalzato prima dal consigliere Federico Rondoni (Corrente) che ha sottolineato come “i Cpr sono luoghi in cui non vengono rispettati i più basilari diritti umani, strutture che non dovrebbero essere aperte in nessun territorio e tanto meno a Umbertide” e poi da Sauro Anniboletti (Progressisti per l’innovazione) che ha condiviso le parole di Rondoni esprimendo la sua contrarietà all’istitutuzione di un Cpr a Umbertide, è stato il sindaco Luca Carizia a fare chiarezza sulla questione.

“Si tratta di voci e io non mi attengo alle voci – ha risposto il primo cittadino – quando parlo in consiglio comunale parlo di cose vere e reali, qui non cado nella provocazione perché sono voci e su queste non commento. E’ nostro dovere istituzionale – ha aggiunto Carizia – far presente, nel momento in cui ci verranno sottoposte certe tematiche, dire che abbiamo uno stato di emergenza per il terremoto. Credo che ci basti quello per adesso”.

Contrario alla proposta anche il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia che in una nota esprime “piena e ferma contrarietà a tali ipotesi. Il nostro territorio è stato gravemente colpito dell’evento sismico del 9 marzo scorso e si trova ancora oggi a gestire la fase di emergenza post sisma. Ciò esclude categoricamente tale ipotesi – continua la nota – perché creerebbe un impegno ulteriore per l’ente e disagio per la cittadinanza tutta”.