UMBERTIDE – Ha scalato l’Everest fino a raggiungere, tra non poche difficoltà sia fisiche che mentali, il campo base a 5.364 metri. Per allenarsi ha percorso tutti i giorni, sia di giorno che di notte, il sentiero che da Umbertide porta alla cima di Monte Acuto che è stato per lui il suo campo di allenamento oltre che la sua fonte di ispirazione. Protagonista dell’insolita impresa Gabriele Conrado, classe 1975, originario di Roma ma che da cinque anni si è trasferito per motivi di lavoro a Umbertide insieme alla compagna Sofia, umbertidese.
Spinto dalla sua grande passione per il trekking, lo scorso 4 novembre Gabriele è partito alla volta di Katmandu, in Nepal, da dove ha preso il via la sua avventura in solitaria, dieci giorni di trekking estremo alla conquista della vetta più alta del mondo. Una vera e propria impresa mossa da una sfida personale che ha spinto Gabriele a compiere venti chilometri al giorno percorrendo sentieri sempre più in salita e dovendo fare i conti con il malessere legato all’altitudine. Tanti degli alpinisti incontrati lungo il cammino a 3.000 metri hanno deciso di rinunciare e tornare indietro, ma non è stato così per Gabriele che si è spinto fino al campo base, a ben 5.364 metri, punto che solo gli alpinisti professionisti possono oltrepassare. Sulla strada del ritorno il fisico ha accusato qualche colpo ma alla fine Gabriele ha raggiunto il suo obiettivo.
Il 25 novembre Gabriele Conrado sarà di nuovo ad Umbertide dove tornerà a scalare Monte Acuto, fino alla sua cima, per lasciare lì una bandierina nepalese, in segno di riconoscenza per quella montagna che lo ha preparato nel corpo e nella mente per la sua straordinaria impresa. Perché, come ha scritto Gabriele sulla sua pagina Facebook citando Goethe, “I monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi”.



