UMBERTIDE – Una mattinata di sensibilizzazione contro il gioco d’azzardo. E’ quella andata in scena il 26 marzo, presso l’aula magna del Campus Da Vinci e che ha visto coinvolti gli studenti dell’istituto superiore umbertidese. A essere utilizzata è stata la metodologia lo storytelling dal titolo “Non è un vizio, ma una malattia”.
In apertura, l’evento ha visto il saluto dell’Amministrazione Comunale rappresentata dal vicesindaco con delega ai servizi sociali e all’istruzione, Annalisa Mierla, mentre interventi maggiormente specifici sul tema sono stati condotti dall’esperto Claudio Renzetti, in collaborazione con il servizio di promozione della salute Usl Umbria1 rappresentata da Monia Tanci come referente e Giuseppe Chiefa dei servizi sociali del Comune di Umbertide, in rappresentanza dei quali ha partecipato anche la responsabile di settore, Simonetta Boldrini.
Il progetto fa parte di una serie di iniziative svolte e promosse dalla Zona Sociale 1 che comprende anche il Comune di Umbertide, al fine di sensibilizzare i ragazzi e la popolazione sulla tematica del gioco d’azzardo patologico.
Nell’Alta Valle del Tevere la dipendenza da gioco d’azzardo è una piaga silenziosa, ma in seria espansione. Nel 2019, nel nostro territorio, era stato registrato un impatto più alto rispetto alla media regionale, con circa 1.600 persone con problemi familiari, economici e psicologici causati proprio da questa patologia. A Umbertide, ad esempio, vennero giocati 20.922.613 euro, equivalenti al 10% del reddito.
“L’assessorato ai servizi sociali del Comune di Umbertide – afferma il vicesindaco Mierla – in collaborazione con l’Usl Umbria1 e con la Zona Sociale 1, ha messo in atto un interessante progetto mirato a combattere la dipendenza dal gioco d’azzardo. Grazie all’impegno dei ragazzi e degli operatori si tenta di fornire risposte adeguate alla crescente richiesta di aiuto, sia da parte delle persone che ne soffrono a livello patologico, sia da parte dei loro familiari. Il fenomeno della ludopatia sta divenendo un questione sempre più seria e toccante, perché a soffrirne è un numero di soggetti in forte aumento. Persone di ogni età e fascia sociale, che si lasciano tentare a tal punto da far diventare questo passatempo una vera e propria patologia a 360 gradi”.