Dalla Regione fondi per lo sviluppo della tartuficoltura

PERUGIA – “È stato attivato il bando della Regione Umbria per la creazione e lo sviluppo della filiera corta nel settore del tartufo: un ulteriore tassello della strategia regionale mirata al sostegno e all’incentivo dell’aggregazione tra imprese affinché esse, facendo rete e forti dell’elevata qualità dei prodotti, si rafforzino sui mercati nazionali e internazionali”. L’assessore regionale all’Agricoltura, Roberto Morroni, commenta così l’emanazione del bando che verrà pubblicato mercoledì 17 novembre sul Bollettino Ufficiale della Regione Umbria e che segna l’avvio del percorso per la costituzione e la realizzazione di un progetto di filiera incentrato sulla tartuficoltura.

 A questo scopo vengono messi a disposizione delle imprese agricole e agroindustriali 5,4 milioni di euro, di cui 4,4 destinati alle prime e un milione destinato alle seconde che operano nella trasformazione e commercializzazione, a valere sulle risorse del Programma di sviluppo rurale.

“Con queste risorse verranno impiantati oltre 400 ettari di tartufaie coltivate per la produzione di “Tuber melanosporum”, il Tartufo nero – sottolinea l’assessore –  e di tartufi delle altre specie coltivabili, adottando moderni protocolli agronomici di coltivazione e di assistenza durante tutto il ciclo biologico delle colture e definendo specifici protocolli per la certificazione dei prodotti della filiera e per la tracciabilità delle produzioni, così da ottenere tartufi di genetica e qualità certificata, dotati di caratteristiche merceologiche di pregio”.

 “L’Umbria svolge un ruolo di primissimo piano a livello nazionale ed estero nel settore, dove è leader per la produzione e la lavorazione del tartufo – rileva Morroni – Un settore che assume grande importanza anche quale traino per la valorizzazione e la promozione turistica di tutta la regione. La tartuficoltura – precisa ancora Morroni – è relativamente poco diffusa in Umbria, nonostante rappresenti un’attività agricola economicamente rilevante soprattutto nelle zone collinari e montane. La sua diffusione favorirebbe così il rilancio socio-economico delle aree interne svantaggiate, come le aree terremotate, e garantirebbe, inoltre, di diversificare le produzioni delle aziende agricole e di arricchire l’offerta di agriturismi e turismo rurale in genere”.