UMBERTIDE – “No” alla modifica del testo unico regionale in materia di sanità e servizi sociali, in quanto “contraria ai diritti e alle libertà delle donne”. E’ questo il senso dell’ordine del giorno che sarà presentato oggi, martedì 8 marzo, in occasione della Giornata internazionale della donna, in tutti gli otto consigli comunali dei Comuni dell’Altotevere-
Il documento, che per Umbertide è stato sottoscritto dai consiglieri comunali di Umbertide Cambia, Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, sollecita l’Amministrazione comunale a respingere la proposta, avanzata dalla Lega, di modifica della legge regionale n. 11, del 9 aprile 2015, ad adoperarsi per ottenere l’incremento degli stanziamenti regionali già previsti in bilancio per il welfare al fine di destinarli al Sistema sanitario pubblico e ai consultori pubblici perché possano occuparsi dell’assistenza sia per l’interruzione volontaria di gravidanza che per il sostegno alla gravidanza, nonché a proporre all’Anci l’approvazione di “un documento che sostenga le politiche di aiuto in termini di servizi e di supporto economico alle famiglie e si pronunci contro ogni modifica di Legge che metta in discussione diritti acquisiti in termini di riconoscimento delle famiglie e delle libertà di scelta e autodeterminazione personali”.
Nell’ordine del giorno si mette in evidenza come la proposta di modifica del testo unico, partendo da principi “apparentemente condivisibili”, si distingua per “gravi mancanze”, “pesanti contraddizioni” e soprattutto per una “nebbia applicativa che fa sorgere più di un dubbio”. Gli aspetti più criticati sono quelli relativi all’ingresso di soggetti privati nei percorsi di prevenzione dell’aborto volontario (con rischio di ulteriore indebolimento dei consultori familiari pubblici), l’attacco ai centri di procreazione assistita (in piena contraddizione con la volontà di “combattere l’invero demografico” enunciata nella proposta di legge), l’apertura dei consultori ad associazioni che promuovono “la cultura della famiglia” (ovvero alle associazioni pro-life e pro-family), il disconoscimento delle famiglie diverse da quella “naturale”, lo stravolgimento del senso della mediazione familiare, senza che sia fatta menzione alcuna delle procedure per le situazioni di violenza accertata, in contrasto con la convenzione di Istanbul.