Prendiamoci cura della scuola

di Paola Avorio Dirigente scolastico Istituto comprensivo Umbertide-Montone-Pietralunga

Ho avuto la fortuna di vivere la scuola in ogni suo aspetto: da alunna, studentessa, docente e, da qualche lustro, da dirigente. Quello di dirigente scolastico è un mestiere strano: sei  a capo di un’organizzazione scolastica ma con fatica riesci a passare cinque minuti in una classe insieme a degli alunni; dalle tue scelte dipende molta parte del buon andamento di tale organizzazione ma senza il contributo di ognuno e di tutti nulla funzionerebbe come deve; quando docenti e alunni iniziano un nuovo anno scolastico tu devi già  pensare al prossimo; a volte stai chiusa giornate intere a lavorare davanti al pc e ti senti dire che a scuola che non ci sei mai! Ho sempre amato stare tra i banchi, in ogni ruolo e tempo della mia vita e quello da docente è per me il più bel mestiere del mondo, anche se sono convinta che ognuno di noi, nei più diversi aspetti, luoghi e tempi ha occasione e, spesso, dovere di essere ‘maestro’. Ma è della SCUOLA che voglio parlare, della sua centralità nella nostra vita, della assoluta necessità di difenderla sempre e ovunque, come diritto primario al pari dell’alimentazione e della salute.

‘La Scuola’ è molto di più di uno spontaneo moto educatore. La scuola è una struttura complessa che le società si danno per emanciparsi ed affermare il proprio modello ed essa rispecchia in tutto e per tutto la società che la crea.  Se analizziamo bene un ambiente scolastico otteniamo una fotografia molto fedele del mondo di cui esso è espressione. I punti di forza e di debolezza di entrambi sono gli stessi e si influenzano a vicenda, ma spesso si lavora in antitesi fuori e dentro la scuola. Ad esempio, se la società di tutti i giorni si rivela competitiva ed arrivista, a scuola si devono mettere in campo azioni educative per invertire questa tendenza e formare cittadini consapevolmente più solidali. Se la società spinge ad un uso spasmodico della comunicazione digitale via social, a scuola si devono trovare le più fantasiose ed efficaci contromisure per educare ad un uso consapevole dei social stessi. Fondamentale in questo processo è l’uso del verbo ‘dovere’, che a scuola si concretizza in una serie di ‘indicazioni di carattere nazionale’ che rappresentano la ‘visione’ e la ‘missione’ della scuola stessa nel nostro come in ogni altro Paese.  Perché la scuola può anche cambiarla la società di cui è espressione! Perché nel marzo 2020 anche la scuola è cambiata e nel farlo si è ripresa il suo ruolo centrale nella vita di ognuno di noi, giovane o adulto, alunno o genitore, docente o discente.

Non credo ci sia stato nell’epoca moderna, cioè da quando la scuola è diventata pubblica ed accessibile a tutti, un altro momento in cui le sue aule si siano chiuse indistintamente per tutti e così a lungo come durante la pandemia da Covid-19. Un impedimento fisico così lungo ad accedere ai luoghi fisici dell’educazione non si era mai verificato prima e mai come in questo tempo le generazioni più recenti hanno potuto toccare con mano quanto sia triste, brutto e dannoso non poter andare a scuola o non poter mandare a scuola i propri figli. Non è una condizione normale per noi fortunati uomini e donne occidentali del nostro tempo, alunni per i quali la scuola è stata sempre un luogo garantito, sicuro e assicurato da una società civile e democratica che l’ha resa aperta a tutti e per tutti occasione di emancipazione sociale e culturale.

Mai come oggi siamo tornati tra i banchi di scuola felici di esserci, decisi a restarci, convinti di dover continuare a migliorare un luogo educativo sempre più centrato sui veri bisogni delle giovani generazioni! La scuola nel suo insieme ha saputo rispondere prontamente alle sfide che una pandemia epocale le ha messo davanti, ha saputo perfino trarne dei benefici includendo a pieno titolo nuove modalità operative oltreché metodologiche.

Ma soprattutto, mai prima, come durante i continui stop dovuti al COVID-19 il mondo adulto e quello degli alunni di tutte le età si è trovato unito e concorde nell’unico obiettivo di tornare tra i banchi di scuola.

Forse è proprio a questo lato positivo cui dobbiamo guardare volendo trovare un senso a tutto il brutto che è accaduto in questi anni di pandemia: l’aver finalmente compreso tutti e a tutte le età che nulla è scontato e anche quello che ci sembra gratuito e a portata di mano può diventare difficile da raggiungere e da mantenere. Spero questo renda a tutti noi il mondo della scuola più caro, più degno di rispetto, di considerazione, di investimenti e, più in generale, degno di CURA, luogo unico e inimitabile di emancipazione democratica per il quale e dove Don Lorenzo Milani creò il suo I CARE.